Giordano "Leprotto assassino del Turkestan" Grossi. 
Il bassista più epilettico (o forse era eclettico? boh) della Busa, è considerato dall'élite musicale alpina come "l'anello mancante tra Umberto Smaila e sé stesso"; ha una voce così cavernosa che sotto il suo palato vivono alcuni pipistrelli e un grizzly.
Andrea "Perla del Laos" Cattoi.
Avete presente i soprani che con un acuto mandano in frantumi un bicchiere di cristallo? Anche il cantante dei Pausa Merlot è capace, solo che al posto del bicchiere lui coi suoi acuti fa esplodere un intero fiasco di vino, e quando è particolarmente in forma fa esplodere anche l'oste.
Carlo "Mano de fero" Cenini. 
Per raggiungere il livello di virtuosismo pianistico richiesto dai Pausa Merlot ha comprato un pianoforte gran coda Steinway e lo ha sistemato nella gabbia dei babbuini dello zoo di Pastrengo, carpendo ai primati i segreti dell'antica arte di tirare legnate della madonna.
Christian "Granito di suono" Montagni. 
Dategli una chitarra e lui vi dirà: "Scusa e io che dovrei farci con questa ciàspola spaiata?" Christiano di nome e di fatto, sogna di dare ai Pausa Merlot quello che ogni musicista cattolico che si rispetti deve avere: una cappella.
Alessandro "Terrore delle vergini" Moltini. 
Più tenero del Tenero Giacomo, più concentrato di Coccolino Concentrato, più bello di Ciccio Bello, l'unico fisarmonicista macellaio al mondo, sostiene da anni che tra la fesa e la fisa ci debba essere di mezzo qualcos'altro, che però al momento gli sfugge.